Eretto nel 1835, anche questo ponte nacque in ferro e sospeso, per volontà di Leopoldo II. Il nome che gli venne imposto fu di San Leopoldo, sempre in memoria dei lorenesi. Questa prima struttura era sospesa e collocata immediatamente a ridosso della seconda cinta muraria della città. Anche qui per un certo periodo si pagò il pedaggio. I Lorena tuttavia non c’entrano, la tassa scattò quando le mura vennero abbattute e si tagliarono i viali di circonvallazione. I fiorentini insorsero e ottennero di passare a piedi gratuitamente, le merci e le prime automobili, invece, continuarono a pagare (pedoni gratis, pecore e maiali un centesimo a capo, cavalli e mucche 5 centesimi, “vetture automobili” 40 centesimi). Già a quell’epoca il ponte aveva una grande importanza commerciale dato che collegava due vie regie, la Pisana e la Livornese con la strada che andava verso Pistoia, la Pistoiese e all’interno di Firenze la zona industriale del pignone e la stazione ferroviaria Leopolda. In pratica si univano tre importanti provincie e si collegava una delle principali industrie fiorentine, nata nella seconda metà del 1800, con il mare e la ferrovia.

Il ponte sospeso in metallo fu ornato da quattro pilastri, ognuno dei quali era sormontato da un solenne leone in marmo e posto ad uno dei vertici del ponte. Quando il ponte venne distrutto per essere modificato, i leoni vennero tolti e trasferiti due all’imbocco di Poggio Imperiale, e due nelle vicinanze del ponte lungo il Parco delle Cascine.

Dopo la dipartita dei Lorena il ponte fu chiamato semplicemente Sospeso.

La prima guerra mondiale bloccò il rifacimento su progetto dell’ingegner Tognetti. La battaglia di Vittorio Veneto sancì la fine della guerra e fu da spunto per riprendere la ristrutturazione del ponte, intitolato patriotticamente alla Vittoria.

Anche questo ponte bombardato alla ritirata dei nazisti, ricostruito quasi subito vista la posizione da sempre strategica, in cemento armato e ricoperto di pietra, i parapetti in bronzo e a tre arcate.